Il 13 luglio a Sant’Anna la Messa in suffragio di don Carlo Semeria

Lunedì 22 giugno, dopo una lunga malattia, è morto don Carlo Semeria nell’Isola del Marajò (Belem, Brasile). Sarà ricordato nella parrocchia Sant’Anna di Torino (via Medici 63) con una Messa lunedì 13 luglio alle 19. Celebreranno mons. Carlo Ellena, Vescovo emerito della diocesi brasiliana di Ze Doca dove don Semeria operò, mons. Giuseppe Anfossi, Vescovo emerito di Aosta che lo accompagnò quando era allievo del Seminario Regionale per le Vocazioni Adulte, mons. Valter Danna, Vicario Generale e i confratelli sacerdoti che ne hanno condiviso l’impego missionario e parti del cammino.

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Di seguito l’articolo pubblicato su “La Voce e il Tempo” di domenica 5 luglio 2020 con un “duplice” ricordo di mons. Anfossi e mons. Ellena.

Don Carlo nacque a Torino il 30 aprile 1940. Fu uno dei primi allievi del Seminario Regionale per le Vocazioni Adulte, una esperienza un po’ particolare nata per il Piemonte, mentre era vescovo di Torino mons.

Michele Pellegrino. Vi entrò nell’autunno del 1968, un anno dopo la sua istituzione. Fu accolto dal rettore, don Alfredo Ferrero e dal vicerettore don Cesare Falletti con i quali si intese bene. Aveva fatto studi di ragioneria e poi di musica al Conservatorio, diventando Direttore di orchestra; per diversi anni anche da studente di teologia ha insegnato musica a Pinerolo e Alessandria.

Divenne prete il 27 novembre 1976. «Toccò a me», ricorda mons. Anfossi, allora rettore, «presentarlo al vescovo, Michele Pellegrino. Era persona molto adulta, con un carattere non felicissimo, molto silenzioso, ma anche molto attento alle persone che condividevano da vicino la sua vita. Allora il seminario era su posizioni contestatrici e lui lo era non poco e lo sarà anche dopo. Persona molto responsabile e seria in tutto ciò che lo coinvolgeva personalmente. Si era distinto in parrocchia come responsabile scout: aveva un ascendente straordinario sui ragazzi e sui giovani, dote che lo ha caratterizzato anche nella vita missionaria in Brasile. Diventato sacerdote ha proseguito il suo impegno con lo scoutismo, ma non come assistente, ed è divenuto prima, nel 1976, vicario e poi, nel 1987, collaboratore parrocchiale nella sua parrocchia di Sant’Anna».

«L’ho conosciuto giá al lavoro pastorale in Brasile» aggiunge mons. Ellena, «era parroco nella parrocchia di Godofredo Viana nel litorale della nostra Diocesi di Zé Doca (MA). Poi, come Vescovo della diocesi, l’ho voluto confermare nella stessa Parrocchia e farlo responsabile di una seconda Parrocchia (Luís Domingues), ad appena 20 Km di distanza. Purtroppo la scarsità del clero locale mi obbligò, e lui accettò, a consegnargli una terza parrocchia (Amapá do Maranhão), a 92 Km di distanza.

Per questo l’ho sempre visto in movimento lavorando e, soprattutto, sapendo fare lavorare i laici che riusciva a formare. Ne sorsero parecchi, soprattutto nella parrocchia di Godofredo Viana, dove ora riposa. Le iniziative erano a produzione continua: dalla istituzione della ‘casa della farinha’ per preparare il pane quotidiano del popolo locale all’allevamento delle api, dalla realizzazione delle tegole per i poveri in sostituzione delle coperture delle case (la più parte di fango o di paglia) per favorire un ambiente piú pulito e sano, alla creazione di campi di volley, tennis, basket per la gioventù purtroppo senza prospettive. Avviò anche un
progetto nel campo dell’ottica: formò un suo giovane in tecnica oculistica (il più vicino laboratorio oculistico si trovava a 400 km e i bisognosi di questo servizio erano moltissimi).

Avviò un laboratorio di taglio e cucito, importantissimo per le ragazze e per donne (cucivano così per loro e per altri, realizzando anche qualche introito monetario); portò a termine la costruzione di una fabbrica per il ghiaccio per aiutare i pescatori del luogo che a causa del caldo rischiavano di vedere deteriorarsi in fretta il pescato). Scoprì anche un giovane che poteva avere talento per intagliare il legno: gli fece fare un periodo di apprendistato in Italia e, al ritorno in Godofredo Viana, gli chiese di intagliare il primo tabernacolo del Seminario Maggiore di Zé Doca in São Luis. Lo realizzo con la forma dell’arca della Alleanza è fu un ottimo risultato».

Don Carlo Semeria è riuscito a costruire nella città di Luís Domingues la chiesa parrocchiale per sostituire una struttura ormai piccola. Nella città non vi erano persone preparate per una tale opera, erano tutti solo pescatori e contadini…. Pareva proprio una cosa impossibile, ma Carlo ce la fece. Pur non essendo né geometra, né ingegnere né architetto puntò sui laici. Con molta pazienza l’opera fu portata a termine. Bella, indimenticabile, è la «cartolina» della città. L’opera risultò così bella che meritò un francobollo commemorativo delle Poste Brasiliane, valido per tutta la nazione. Viene proprio da dire: «Bravo, Padre Carlo! Sei proprio stato in gamba!».

Non tutto gli riuscì alla perfezione, sarebbe troppo bello e non tutto fu semplice e senza difficoltà e senza contrasti. «Ricordo molto bene», prosegue mons. Ellena «Coco, ragazzino di 12 anni appena che lui chiamava ‘Coquinho’ ucciso, forse accidentalmente, da una fucilata. Quante lacrime, quanta tristezza, ne sono testimone; l’ho visto piangere abbondantemente e ‘disperarsi’. Non escluderei che la sua volontà di rimanere a Godofredo Viana, sia stata ancora un’ultima testimonianza dell’affetto a Coquinho e alla gioventù. Furono tantissimi i tentativi per l’educazione della gioventù di Godofredo Viana e dappertutto dove passò.

Potrei continuare… dicendo di una piccola officina di mobili essenziali per una famiglia contadina; la comprò; di una «lancha» (barchetta) per visitare le comunità sui fiumi locali; il progetto di una radio comunitaria e della voce parrocchiale… Se potessi dire tutto in una frase, direi: Carlo fu un pastore di persone povere, ma ricche di molte qualità, necessariamente nascoste, ma che lui ha saputo scoprire e valorizzare. Come quando una sera volle visitare, con amici già adulti, una casa di macumba, luogo di riti afro-brasiliani fatti di canti dalle parole incomprensibili, battute di tamburi rudimentali, molta ‘cachaça’ (acquavite) e conseguenti intontimenti… Sono riti che percorrono frequentemente tutta la notte.

Carlo aveva un orecchio di musicista e percepì in un suonatore di bumba (tamburi artigianali) dalla pelle nera una capacità eccezionale. Mi disse: ‘Dopo la loro funzione afro-brasiliana volli parlare con quel signore del bumba. Sai? In tanti anni di Conservatorio a Torino e Alessandria e Pinerolo, non ho mai trovato uno che suonasse bene il tamburo come lui. Lo invitai a suonare nella nostra chiesa: ci venne e continua a venire. Penso che il Signore sia contento’. Questo era il padre Carlo Semeria che io ho conosciuto. Diventammo amici e quasi fratelli, oltreché confratelli nel sacerdozio».

mons. Giuseppe ANFOSSI
Vescovo emerito di Aosta
mons. Carlo ELLENA
Vescovo emerito di Zé Doca
(Maranhão – Brasil)

da La Voce e il Tempo di domenica 5 luglio 2020